domenica 30 dicembre 2007

Buone Feste!!


Da: http://www.oecumene.radiovaticana.org/it1/Articolo.asp?c=176330


“Questo è un vero Natale di pace”: Padre François Komenan descrive così all’agenzia MISNA lo spirito di grande speranza che circonda le festività natalizie nella zona di Bouake, nel centro della Costa d’Avorio. Dopo cinque anni bui di crisi politico-militare e di divisione, grandi passi avanti sono stati compiuti negli ultimi mesi nel Paese. “Dopo un lungo processo di riconciliazione – ha spiegato il sacerdote, parroco a Mbahiakro, vicinissimo a Bouake, bastione dell’ex ribellione – ora è il momento della visita di Gesù, che viene per tutti noi”. “Gli anni di crisi – ha poi ricordato – hanno impoverito la popolazione, ma in parallelo è aumentato lo spirito di solidarietà”. Negli ultimi cinque anni - dal tentato golpe contro il presidente Laurent Gbagbo del 19 settembre 2002 - la Costa d’Avorio è stata, infatti, tagliata in due, con la metà nord sotto controllo della ribellione delle Forze nuove. Prima della crisi, l’economia del Paese era una delle più prospere dell’Africa, basata su un’agricoltura sviluppata e diversificata – cacao, caffè, zucchero, banane, olio di palma e cotone – e risorse di petrolio e gas. Dopo diversi e infruttuosi tentativi, gli accordi di Ouagadougou, firmati dai protagonisti della crisi, hanno finora portato risultati concreti. (S.G.)

giovedì 27 dicembre 2007

Una serata a Cengio


Seppure in ritardo raccontiamo brevemente la serata del 19 dicembre.

Mario Cavatore, scrittore, ha pubblicato “Il seminatore” e, più recentemente “L’africano” entrambi per Einaudi. Dato che si tratta di pesona gentile e disponibile siamo riusciti a farlo venire a Cengio, dove altre persone gentili e disponibili hanno potuto ospitarlo per la serata.
L’associazione “Luca è con noi” ha patrocinato l’evento: parlando di Africa non potevamo non sfruttare l’occasione…
Hanno introdotto il libro Davide Montino e Franco Icardi, due “vecchie” conoscenze dell’associazione. Mario Cavatore ha raccontato qualcosa della sua esperienza personale in Africa. Il suo romanzo racconta di un piemontese avventuriero che, dopo aver viaggiato e fatto il soldato in varie parti d’Africa, si ferma in Rwanda, convinto di mettere radici. Ma non ha fatto i conti con il terribile genocidio dei Tutsi perpetrato dagli Hutu. Un romanzo ancorato a fatti realmente avvenuti.
Il pubblico attento ha gradito la presentazione, al termine sono state fatte alcune domande.
L’associazione era presente con un piccolo banchetto in cui si potevano acquistare le palline per l’albero di Natale (per i ritardatari…).
E così lo scrittore ha venduto qualche libro (riservando una quota per l’associazione –Grazie Mario!-), l’associazione s’è fatta conoscere e ha venduto qualche oggetto, e gli amici di Cengio hanno dimostrato di avere una marcia in più… Grazie a tutti.

Mario mi ha anche detto una cosa che merita qui riportare: il segreto per risolvere tutti i problemi dell’Africa.
E’ semplicissimo: basterebbe che tutti, ma proprio tutti lasciassero l’Africa da sola, come è sempre stato nei tempi passati. Non imprese, non banche, non coltivazioni intensive, non sfruttamento delle risorse locali. Probabilmente tutto “girerebbe” più lentamente che da noi, in Europa o in America, o in certi paesi asiatici, ma “grirerebbe” forse ad una velocità persino più giusta per l’essere umano.
Nell’attesa che le mani più rapaci si allontanino dall’Africa noi continuiamo a fare il nostro piccolissimo lavoro.

domenica 23 dicembre 2007

Buone Notizie!!!!

Centinaia di soldati si sono ritirati oggi dalla zona cuscinetto che dal 2002 divide in due la Costa D'Avorio, dando così il via alla prima fase del programma di disarmo nazionale che andrà avanti per tre mesi. A loro volta, i ribelli lasceranno la linea del fronte per ritirarsi più a nord nel paese, prima di deporre le armi e o arruolarsi nelle forze governative o lasciare la divisa.

"A partire da oggi, lascerete la linea del fronte. Non c'è più un fronte in Costa D'Avorio", ha dichiarato il Presidente Laurent Gbagbo rivolgendosi ai militari di stanza a Tiebissou, città a circa 350 a nord di Abidjan, sulla linea del fronte. Presente anche l'ex leader dei ribelli, oggi premier, Guillaume Soro, che ha siglato l'accordo di pace lo scorso marzo in Burkina Faso.

La Costa d'Avorio è divisa in due dal settembre 2002, quando Soro guidò un colpo di stato contro Gbagbo, prendendo il controllo della zona settentrionale del paese. I combattimenti sono cessati nel 2004. L'accordo di pace firmato il 4 marzo scorso prevede l'applicazione di un provvedimento di amnistia per quasi tutti i crimini commessi da ambo le parti, la riunificazione del paese ed elezioni politiche entro il 2008.


Da: http://notizie.alice.it/notizie/esteri/2007/12_dicembre/22/costa_d_avorio_avviato_il_processo_di_disarmo_durera_3_mesi,13691416.html?pmk=nothpest

Don Tarcisio

A gennaio i volontari di questa associazione andranno in Costa d’Avorio, per verificare che i progetti vadano avanti, per controllare che le risorse raccolte vadano nella giusta direzione. Bisogna stare sempre molto attenti, in ogni parte del mondo. È anche un’occasione per portare doni, vestiti, medicine. Abbiamo sparso la voce e qualcuno ha risposto.
In molti si sono fatti vivi con qualcosa. Qualche sera fa siamo andati a prendere alcune scatole di abitini dalla sede CARITAS di Cengio, un bellissimo centro ricavato nell’ex infermeria dell’ACNA, tutto questo è stato realizzato per la volontà di don Tarcisio.
Alle pareti ci sono alcune sue fotografie ed è bello ricordarlo così, molto più che facendo dei monumenti. Don Tarcisio ci insegna come si lavora in questo campo: con dignità, impegno, dedizione e passione, con il sorriso e l’accoglienza per tutti. I volontari che oggi lavorano in questo centro sanno benissimo come devono fare e portano sul volto lo stesso sorriso di don Tarcisio.

sabato 15 dicembre 2007

Adotta una scuola



Foto: maestre della scuola materna di Mbonuà, la "nostra" scuola!

Da ottobre di quest’anno in Costa d’Avorio funziona la scuola materna appena costruita e gestita dall’associazione “Luca è con noi” onlus, in collaborazione con i referenti ivoriani. La struttura può ospitare fino a 150 bambini, guidati e seguiti da 5 maestre ivoriane.
Già da un anno l’associazione di Plodio propone agli interessati il progetto di “Adozione Internazionale a Distanza” in cui con 10 euro al mese si può mandare un bambino in particolare del villaggio di Mbonuà nella scuola appena costruita, vestirlo del grembiule, dotarlo della cancelleria necessaria, dargli un pasto al giorno e conservare una piccola parte dei soldi per eventuali interventi sanitari. Nel caso questi non fossero necessari a fine anno scolastico si provvederà a convertire la cifra in beni di prima necessità (riso, pasta, legumi, farina, olio).
Le maestre hanno diritto, naturalmente, ad uno stipendio; questo consente pure di innescare l’economia locale: se qualcuno ha soldi da spendere genera la richiesta di prodotti e servizi e crea lavoro. In ogni caso lo stipendio delle maestre e i lavori di manutenzione ordinaria della scuola appena costruita sono nei programmi della associazione “Luca è con noi”. Per questo si è pensato di costituire un “Fondo Scuola” e dare avvio al programma: “Adotta una scuola”, per fare in modo di raccogliere fondi con un destino in particolare, per un progetto preciso e documentato: il mantenimento della scuola materna del villaggio di Mbonuà.
Abbiamo pensato di coinvolgere soprattutto le scuole elementari e medie italiane, possiamo, dopo aver preso i primi contatti, fornire ad ogni classe il materiale specifico per spiegare la realtà dei bambini africani della Costa d’Avorio, sotto forma di documenti scritti, foto e supporti multimediali. I volontari dell’associazione possono andare nelle aule a spiegare di persona la loro esperienza. Le intere classi possono organizzarsi per raccogliere mese per mese o in una unica soluzione quello che possono raccogliere, con la consapevolezza che tutto quello che verrà raccolto sarà impiegato nel “Fondo Scuola” per la scuola materna di Mbonuà. Le classi potranno conoscere direttamente le maestre scambiandosi lettere e cartoline, con qualche difficoltà anche mail o telefonate, naturalmente in lingua francese.
Anche se il progetto è pensato per avvicinare gli studenti italiani a quelli ivoriani, lo stesso progetto può essere applicato su associazioni, corali, bande, gruppi, società, compagnie di amici, parenti o quant’altro.
Se volete saperne di più si può contattare via mail o via telefono qualcuno dell’associazione.

Rigiocattolo a Genova!!!

Dal sito: http://www.quotidianoligure.it/index.php?app=tn&tnID=4486874fe391511698391193250b9747&mod=pages_details&page_id=3294&chapter_id=1


Sabato e domenica torna il Rigiocattolo, e sotto l’albero di Natale di piazza De Ferrari arriva un regalo per centinaia di bambini africani: un’identità, l’iscrizione a scuola e la speranza di un futuro più protetto e sicuro. A prepararlo saranno i ragazzi delle Scuole della Pace della Comunità di Sant’Egidio - frequentate da circa 300 minori, italiani e stranieri, di tutti i quartieri della città - che hanno raccolto, pulito, smistato e riparato i giocattoli usati donati dai loro coetanei e per tutto il week-end li venderanno nel mercatino del centro.
Il ricavato della vendita verrà utilizzato per iscrivere all’anagrafe e a scuola centinaia di bambini e ragazzi della Costa d’Avorio, altrimenti in balia di rapimenti, insicurezza, povertà.
Tra i piccoli organizzatori, anche bambini e adolescenti rom del campo di Molassana, quelli che vivono nelle case, alcuni piccoli romeni. Insieme hanno coinvolto i loro compagni di scuola, raccontando la vita dei loro coetanei in Africa e sensibilizzando al riciclaggio. Sabato animeranno con i loro amici - italiani e stranieri - la festa in piazza, e porteranno sul palco un ballo tipico della tradizione rom, insieme a spettacoli dalla tradizione maghrebina e a musiche hip-hop.

giovedì 13 dicembre 2007

L'africano Einaudi a Cengio


Mercoledì 19 dicembre, ore 21,00, presso la sala consiliare del comune di Cengio (SV) sarà presentato il libro “L’africano” di Mario Cavatore, edizioni Einaudi, 2007.
Relatori Davide Montino e Franco Icardi.

La manifestazione è realizzata con il patrocinio della Regione Liguria, Provincia di Savona, Comune di Cengio, associazione “Le Stelle”, associazione “Kollektiv”, pro loco Cengio e, naturalmente, l’associazione

LUCA E’ CON NOI onlus

Perché l’associazione dà il patrocinio per presentare un libro? Non si occupa forse di solidarietà internazionale?
Certo che si, ma il patrocinio in questione è, per noi, gratuito e serve per pubblicizzare le attività dell’associazione. Visto che opera soprattutto in Africa e il libro parla di Africa, allora noi ci mettiamo su quel sentiero per farci vedere, per parlare dei nostri progetti, le iniziative, i mercatini. Ci sarà un piccolo spazio tutto per l’associazione: venite a vedere, parliamone!!

A presto!

sabato 8 dicembre 2007

Mercatino di Natale


Oggi 8 dicembre il gruppo è andato a Cairo Montenotte a fare il mercatino di Natale. In vendita sul banchetto c’erano le palline natalizie, le coccarde, le ghirlande, le candele, gli angioletti, i decori, realizzati dai vari volontari: Angela, Carla, Patrizia, Monica, Germana… a ancora altri. E poi Giovanni che ha costruito un bellissimo espositore per le palline, girevole, una bellezza! Insomma, tagliando corto: tutti fanno quel che possono per dare un piccolo contributo e realizzare un progetto, un’idea, uno stimolo.
La gente capisce, compra perché, non è per dire… però le nostre palline sono belle davvero! Ma anche perché sa che quei pochi euro andranno a dare una mano a un bimbo in difficoltà. Ha senso, così, parlare di Natale…

giovedì 6 dicembre 2007

arriva Natale!!!!

Arriva il Natale!! Siete contenti? In ogni caso, contenti o meno, arriverà lo stesso: regali, pranzi, cene, auguri. Inviti a non dimenticarsi dei più poveri, degli ultimi, di chi ha bisogno. Già: almeno una volta all’anno… Ma non è che un povero è tale solo una volta all’anno, lo è sempre. Per cui gli aiuti concentrati solo in un periodo dell’anno finiscono per fare un pasticcio.

Se siete persone per bene avrete fatto un piccolo “piano”, avete stabilito quello che potete fare o dare in favore di persone in difficoltà. Può essere ci sia bisogno di fare dei piccoli sacrifici, per alcuni si tratta di fare delle grosse rinunce. In ogni caso a fine anno uno può guardare nella “busta” dei soldi messi da parte apposta e decidere cosa farne.

Un amico mi dice di non fidarsi di nessuno: darà i soldi ad alcuni questuanti incontrati casualmente per strada. Io gli chiedo come fa a fidarsi del fatto che questi abbiano effettivamente più bisogno di altri. Dice che non lo sa, che non può pensare a tutto lui…

Altro amico mi dice che manda soldi a organizzazioni internazionali emanazioni delle Nazioni Unite, anche se, dice lui, sa benissimo che per mantentere una struttura tanto grande è inevitabile che ci siano delle spese di gestione piuttosto pesanti, ma se bisogna bisogna e basta. Forse ha ragione.

C’è infine un’alternativa: potete comprare uno dei nostri oggetti sui bei mercatini di Natale (ma ce ne sono lungo tutto l’anno…): animali, collane, statue, sculture, vassoi, giochi. Sono stati costruiti apposta per raccogliere fondi. Non vi va? Non vi basta? Allora, ancora meglio, potete adottare un bambino a distanza, con 33 centesimi al giorno gli assicurate un anno di scuola, un pasto e un po’ di serenità, con i suoi genitori nel suo villaggio. Non vi basta ancora? Ma allora siete incontentabili!!

Potete fare un versamento, le coordinate bancarie sono qui a fianco, segnatevele su un pezzo di carta e portatevelo in banca. Fate un bonifico, anche una piccola cifra. Sarà detraibile dalle tasse.

Soprattutto fate un versamento in favore di una associazione che conoscete bene, ci conosciamo, e sapete (è importante ripeterlo) che TUTTI I SOLDI RACCOLTI VENGONO IMPIEGATI IN PROGETTI DI SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALE, NON CI SONO RIMBORSI SPESE O STIPENDI.

E se poi volete chiarimenti chiedete un incontro, parliamone, diamoci una mano, collaboriamo.

giovedì 29 novembre 2007

Elezioni!

Yamoussoukro (Agenzia Fides)- “La Costa d’Avorio è un Paese che continua a vivere tra speranza e scetticismo, ma sono convinto che ormai prevalga la prima sul secondo” dice all’Agenzia Fides un missionario da Bouaké, nel nord della Costa d’Avorio. “Lo scetticismo deriva dal fatto che mentre il Presidente Laurent Gbagbo e il Primo Ministro Guillaume continuano a portare avanti il processo di normalizzazione del Paese, l’opposizione rappresentata da politici come Alassane Ouattara, che si sente esclusa da questo processo, cerca di fare ostruzionismo” spiega il missionario, che non desidera essere citato per nome per motivi di sicurezza.“Si sente ancora dire che il Paese crollerà entro due giorni, ma alla fine prevale il desiderio di pace della gente, che è stanca di 5 anni di divisione in due della nazione. A Bouaké, che è il feudo dei ribelli, anche i piccoli capi militari parlano ormai della pace come unica prospettiva per il Paese. Abbiamo intrapresa questa strada e dobbiamo andare avanti, affermano. Per questo sono cautamente ottimista”.Due giorni fa il Presidente Laurent Gbagbo e il Primo Ministro Guillaume Soro hanno sottoscritto un accordo per tenere le elezioni presidenziali e legislative entro la fine di giugno. L’accordo è stato firmato a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, il cui Presidente, Blaise Compaoré, è mediatore nella complessa crisi ivoriana. Ieri, 28 novembre, il Presidente Gbagbo si è recato a Korhogo, un’altra città del nord controllata dai ribelli, dove è stato ben accolto dalla popolazione. “Nel suo discorso a Korhogo, trasmesso dalla televisione nazionale, il Capo dello Stato ha sottolineato che i progressi fatti negli ultimi mesi possono apparire modesti a qualche osservatore, ma sono molti più importanti di quanto fatto nei precedenti 5 anni” dice il missionario. “Sono convinto che ha ragione, la crisi ivoriana non si risolve in un batter d’occhio, occorre pazienza. Dall’altro canto i progressi sono visibili: nelle strade vi sono pattuglie miste formate da militari regolari ed ex ribelli delle Forze Nuove e la gente sta tornando nelle proprie case al nord, abbandonate durante la ribellione del 2002” conclude il missionario. (L.M.) (Agenzia Fides 29/11/2007 righe 26 parole 350)

mercoledì 28 novembre 2007

Domande...


Un amico mi chiede come può fare per adottare un bambino a distanza: dice di essere anziano: “E se poi muoio, come fate? Lo rimandate in mezzo alla strada? Non è giusto, allora meglio neppure adottarlo!”

E invece no. No a tutte e due le domande: no a rimandarlo in mezzo alla strada: se proprio il “tutore” ovvero quello che ha versato fino a quel momento per quel bambino, non ce la fa a pagare per qualsiasi motivo non ci sono problemi: l’associazione si fa momentaneamente carico del bambino che viene rimesso a disposizione di chi vuole effettuare una adozione internazionale a distanza.
E no anche alla seconda domanda: abbiamo detto che il bambino non è lasciato a sé stesso, ma anche se fosse, noi pensiamo che è meglio un anno a scuola, vestito, curato, sfamato, educato da maestre locali, piuttosto che un anno da solo o solo in una famiglia troppo povera o troppo impegnata a lavorare per insegnargli qualcosa.
E poi, ogni tanto, bisognerebbe avere un po’ di fede, un po’ di fiducia, un po’ di speranza, nella vita. Non solo e sempre pensare alla propria morte, alla propria malattia, alla propria inadeguatezza di fronte a un bambino. C’è chi la chiama Divina Provvidenza, chi Vecchietto con la Barba Bianca, chi anche “caso”, ma bisogna imparare a fidarsi di quello che succede: non sempre le cose vanno bene, è vero, ma spesso vanno benissimo! E allora, su, azione! Speranza! Fede e Carità!

martedì 27 novembre 2007

Piemonte e Costa d'Avorio





Confindustria Cuneo in collaborazione con la Camera di Commercio ospiterà per tutta la settimana fino al 30 novembre, Guede Behinan, Direttore Generale dell'ANDER (Agence Nationale d'Appui au Developpment rural) della Costa d'Avorio, per instaurare dei rapporti di collaborazione con le imprese del cuneese. Le possibilità di collaborazione riguarderanno le seguenti tipologie di attività: acquisto di materiale per capannoni industriali con particolare attenzione a prodotti per pavimentazioni, costruzione di infrastrutture e creazione di villaggi o altre strutture residenziali per il turismo, realizzazione centrali a biomasse e commercializzazione/vendita di olio di palma, caffè e cacao.

Il programma della settimana dal 26 al 30 novembre è stato articolato in modo da fornire al Direttore Guede Behinan uno spaccato dell’ esperienza quotidiana delle imprese cuneesi, dal rapporto con il fornitore, allo sviluppo del business ed un panorama sul tessuto economico della Provincia, anche grazie ad incontri con i principali protagonisti del mondo economico provinciale, inclusa la Camera di Commercio di Cuneo. La Costa d’Avorio è avviata verso il processo di pace dopo aver vissuto per quattro anni una crisi politico-militare. Questo paese ha un peso centrale per l’economia dell’Africa Occidentale, con un PIL che rappresenta, da solo, quasi il 40% del totale degli 8 Stati membri della UEMOA (Unione Economica e Monetaria dell’Affrica Occidentale).Il paese dispone di notevoli risorse naturali (in particolare caffè-cacao e, più recentemente, petrolio) e di un sistema economico e produttivo che continua a funzionare e che presenta interessanti possibilità di sviluppo.

venerdì 23 novembre 2007

Non siamo mica soli...




Sesto Calende
Si chiama “Arc en ciel”, arcobaleno, in italiano, ed è l’associazione da poco costituitasi a Sesto Calende con l’obiettivo di sostenere progetti educativi a supporto di infanzia ed adolescenza, promovendo nel contempo scambi culturali, diritti umani e sociali. “In particolare – ha spiegato Patrizia Ferronato presidente della neonata associazione – Arc en ciel è impegnata nel sostegno di un progetto di recupero di ragazzi soldato nel villaggio di Bloequin in Costa d’Avorio”. L’idea, la cui concretizzazione è già iniziata, è quella di promuovere, attraverso gli operatori di una scuola realizzata a Bloequin da una coppia italiana, un percorso di reinserimento scolastico per i bambini e i ragazzi più giovani, attivando, invece, per gli adolescenti dei laboratori di falegnameria e di coiffer. L’associazione, dicevamo, ha sede a Sesto Calende e per chi fosse interessato a condividere gli obiettivi che l’associazione si prefigge o a conoscere l’esperienza è possibile telefonare al 333 3976938

martedì 20 novembre 2007

amici d'Africa


Un’altra bella foto: viene da M’bonuà anche questa. La fanciulla è niente popò di meno che la direttrice della nostra bellissima scuola, si chiama Caroline. Lui è Thomas, il nostro amico factotum.
Ma ci pensate? Solo qualche mese fa non c’era niente e ora i locali sono pronti ad ospitare i bambini.
La campagna di adozione internazionale a distanza prosegue: adottare un bambino adesso vuol dire fargli incominciare l’anno scolastico adesso!
Andare alla scuola materna vuol dire apprendere i rudimenti dello scrivere, del disegnare. Vuol dire imparare a stare assieme, a dare ascolto alla maestra. Vuol dire vestire lo stesso grembiulino, vuol dire avere una piccola garanzia sanitaria, vuol dire mangiare tutti i giorni!
Ce la fai a mettere da parte 10 euro al mese?
10 euro al mese, ho detto. Vuol dire 33 centesimi al giorno. Ce la fai? Possibile?E sappi che di quei 10 al mese in Costa d’Avorio ne arrivano… 10. Cioè tutti. Lo sapevi? Tutti i soldi che ci versi a favore del progetto adozione internazionale a distanza, TUTTI, vanno a quel bimbo, a quella bimba che hai scelto.
Allora? Decidi, su…

lunedì 19 novembre 2007

Albanesi


Uno dei nostri volontari ha un esercizio commerciale. Nel suo negozio passa un po’ di tutto: giovani e vecchi, uomini e donne, italiani e stranieri. Siccome passa tanta gente ha pensato di fare un po’ di “mercato” con gli oggetti africani: statuette, gattini, maschere, ciondoli, civette… L’incasso viene versato totalmente all’associazione. E poi ha messo pure un pieghevole che spiega le attività dell’associazione. Il “mercatino” va bene, ogni tanto vende qualcosa, la gente chiede, si interessa, è un piccolo passo importante.
“Un giorno” mi ha raccontato “è passato un operaio albanese. È un padre di famiglia, un lavoratore. Mi ha chiesto come si chiama quella bambina fotografata in primo piano sul pieghevole dell’associazione. Gli ho detto il nome, lui ha rovistato un attimo nelle tasche e ne ha cavato una moneta. Ha detto sorridendo che quella moneta voleva darla per quella bambina lì, quella sul pieghevole”. Chi mi ha raccontato questa storia sa che quell’uomo non naviga nell’oro, ha bisogno di ogni soldo che riesce a guadagnare per sistemare la propria moglie, la propria figlia e anche i parenti rimasti in Albania.
Intanto è importante riportare la notizia: non siamo/sono tutti uguali. Albanesi, turchi, italiani o cinesi: ce ne sono di buoni e meno buoni, lavoratori, pelandroni, filosofi, stupidi, furbi, belli e brutti.
E poi conta di più quella moneta che una donazione milionaria di chi se lo può permettere senza problema…

domenica 18 novembre 2007

Paura a far del bene


Ho parlato con una persona anziana. Le ho spiegato le attività dell’associazione e lei mi ha dato un’offerta, un po’ di soldi. Conosco questa signora e so che quei soldi per lei valgono molto, vive della pensione, come molte altre persone.
Siccome l’offerta copriva la metà (circa) di una adozione internazionale le ho proposto di fare una adozione, di dedicare una cifra ad una persona in particolare, ad un bambino, una faccia, un nome, una fotografia. Mi ha detto di no, mi ha detto che quando potrà continuerà a fare qualche offerta, ma non vuole adottare nessuno. Perché? Le ho chiesto. Perché sono troppo vecchia, perché non so se è il caso… Scuse vaghe, poco comprensibili. Non è una questione di soldi: sono proprio pochi quelli che non riescono a mettere da parte 10 euro al mese. È il legame che mette in imbarazzo queste persone: prendere un impegno del genere gli sembra gravoso, vincolante, totalizzante. Anche a livello sentimentale, avvertono un trasporto particolare verso qualunque foto di un bambino, avere un legame di qualunque tipo, con quel bambino, li farebbe addirittura soffrire.
Però… però anziché pensare ai sentimenti, ai vincoli, all’imbarazzo che provano queste persone, se pensassero a quello che si può fare per aiutare un bambino sarebbe molto meglio…
E poi che paura vuoi mai avere? Paura a fare del bene?

venerdì 16 novembre 2007

"C'era una volta" su Rai Tre mercoledì sera


Al mercoledì notte, verso le 23,30 su Rai Tre, c’è un programma che si chiama: “C’era una volta”. È da poco ricominciata la nuova serie. Nella puntata andata in onda l’altro ieri si sono viste alcune interviste a bambini che vivono in una discarica in Mozambico, alla periferia di una grande città.
Rovistano nei rifiuti, mangiano quel che trovano, non hanno genitori: sono fuggiti dai villaggi dell’interno. A volte i genitori sono morti, altre volte sono i bambini che sono scappati, perché hanno fatto il soldato, hanno ucciso, e adesso è meglio se non si fanno vedere al loro villaggio.
Uno di loro era molto contento di come stava andando la giornata: avevano trovato tante uova e le stavano facendo cuocere un una latta, avevano trovato molto ferro e l’avrebbero venduto. L’intervistatore dice loro che quelle uova puzzano. Non gli faranno male? Uno dei bambini spiega calmo che tutto fa male in discarica, tutto fa venire mal di pancia, ogni tanto qualcuno muore. Ma non ci sono alternative: o mangiare questo o morire di fame. Cosa scegli?
Gli unici che riescono a lavorare, a fare qualcosa in certi posti sono i padri Comboniani.

martedì 13 novembre 2007

Altra lettera...


Un altro amico ci scrive, tra l’altro: “Mi volete far credere che voi vi radunate, organizzate feste, fate mercatini, raccogliete offerte, addirittura viaggiate fino in Africa a vostre spese senza niente in cambio? Io non posso crederlo, in tutta sincerità!”

Caro amico, in tutta sincerità non ti sbagli. Tutto quello che ogni singolo volontario fa, in base alla sua disponibiltà di tempo o di risorse, è fatto anche per il tornaconto del volontario stesso.
Ah! Dimenticavo: il tornaconto non è da intendersi economico. Come chiameresti tu l’occasione di conoscere l’Africa guardandola diritto negli occhi? E come chiami la sensazione che provi vedendo una scuola piena di bambini giocosi e felici e sapere che hai collaborato, nel tuo piccolo, anche tu? E come chiami la sensazione che provi ogni volta che ci si incontra, una volta al mese? Ci si ritrova lasciando da parte ognuno le proprie grane, sorridendosi, chiedendosi a vicenda “come va?”, bevendo addirittura un bicchiere di vino insieme, pensando a un nuovo progetto, allo stato di avanzamento di un progetto in corso.
Acquistare la consapevolezza di aver fatto qualcosa di buono nella vita è una soddisfazione che nessuna paga può dare.

lunedì 12 novembre 2007

Buone notizie per gli ivoriani (e per chi va in Cd'A...)


Riportiamo integralmente la notizia comparsa su:




AFRICA/COSTA D’AVORIO - “L’abolizione della carta di soggiorno per gli immigrati dell’Africa dell’ovest è un buon passo avanti per la riconciliazione nazionale” afferma un missionario
Bouaké (Agenzia Fides)- “È un buon passo in avanti sulla via della pacificazione nazionale” dice all’Agenzia Fides un missionario da Bouaké, nel nord della Costa d’Avorio, dove ieri, 8 novembre, il governo ha annunciato l’abolizione della carta di soggiorno per gli immigrati provenienti dai Paesi della Comunità Economica dell’Africa Occidentale (CEDEAO). In Costa d’Avorio gli immigrati dai Paesi vicini, soprattutto dal Burkina Faso, sono circa 4 milioni (il 26% della popolazione). Una delle rivendicazioni della ribellione che ha recentemente spaccato in due la Costa d’Avorio, è quella dell’integrazione della folta comunità straniera e l’abolizione della discriminazione politica nei confronti delle persone che non hanno entrambi i genitori di origine ivoriana. Dopo gli accordi di pace di Ouagadougou (vedi Fides 5/3/2007) che hanno messo fine alla divisione del Paese e creato un governo di unione nazionale, guidato da Guillaume Soro, leader delle “Forze Nuove” (la guerriglia che controlla nord-ovest del Paese), il Presidente Laurent Gbagbo ha fatto un nuovo gesto di riconciliazione.“La televisione nazionale ha dato ampio risalto alla notizia così come all’intenzione del governo di abolire dai documenti personali ogni riferimento all’etnia di appartenenza. Vogliamo presentarci come ivoriani e non come membri di questa o quella etnia, hanno affermato i responsabili politici ivoriani” riferisce il missionario, del quale omettiamo il nome per motivi di sicurezza. La Costa d’Avorio infatti attraversa una fase sicuramente positiva ma ancora delicata. “Il Paese è entrato in un’era di post-conflitto, nella quale esistono ancora tensioni e divisioni” dice il missionario. “Ieri, 8 novembre, si è svolta una dimostrazione a Bouaké, che la polizia ha cercato di disperdere senza riuscirci. I dimostranti protestavano per l’aumento del costo della vita, per la richiesta delle compagnie elettrica e dell’acqua di pagare gli arretrati e per la mancanza di lavoro. Secondo fonti autorevoli, la protesta non è stata spontanea ma è stata organizzata dagli oppositori al Premier Soro, all’interno delle Forze Nuove”.“Questo non dove stupire- spiega il missionario- Soro è in teoria il massimo dirigente delle Forze Nuove, ma bisogna ricordare che questa sigla è nata dall’unione di diversi gruppi e gruppuscoli che si sono formati nel nord e nell’ovest del Paese, all’indomani del fallito golpe del settembre 2002, che ha spaccato la Costa d’Avorio in due parti. Le Forze Nuove avevano bisogno di una persona che li rappresentasse all’esterno, una specie di portavoce. Soro si è fatto avanti anche grazie alla sua preparazione, che è migliore di quella degli altri capi del movimento. Ma diversi esperti dubitano che sia in grado di controllare tutte le componenti delle Forze Nuove”. A fine giugno Soro era sfuggito ad un attentato all’aeroporto di Bouaké, il feudo delle Forze Nuove, quasi sicuramente effettuato da dissidenti del suo movimento (vedi Fides 5/7/2007)“Nonostante questo dobbiamo continuare a sperare per il meglio” continua il missionario. “Il Presidente e il Primo Ministro sembrano intenzionati a volere riportare la pace. Vi sono segnali concreti: gruppi misti di militari governativi e delle Forze Nuove sono dispiegati in tutto il Paese, non solo al nord, anche al sud, per proteggere le sessioni dei tribunali. Un passo ulteriore verso la costruzione della fiducia reciproca” conclude il missionario. (L.M.) (Agenzia Fides 9/11/2007 righe 37 parole 520)

domenica 11 novembre 2007


Un amico ci scrive: “Bene per tutto il lavoro che l’associazione fa in Africa, ma anche qui in Italia ci sarebbe molto da fare. Perché non fate niente qui? Non ci sono forse anche qui dei bambini che hanno bisogno di aiuto, di un sostegno per andare a scuola? Non ci sono bambini malati anche in Italia?”.
La risposta non è facile, non perché sia imbarazzante spiegare i motivi che ci hanno portato in Africa, ma perché sono complessi. Cominciamo col dire che in Italia ci sono delle istituzioni pubbliche (tribunale dei minori, assistenti sociali, asili e ospedali) che hanno il dovere, in forza di legge, di occuparsi dei bambini. Che poi ci siano anche delle critiche a talune istituzioni è possibile, ma non si tratta mai di una assenza integrale di fondi e mezzi per operare in favore dell’infanzia. In secondo luogo in Africa, nei villaggi in cui l’associazione lavora, c’è un tessuto sociale molto forte ma pochissime risorse. Questo vuol dire in pratica che nessun bambino viene lasciato completamente solo e abbandonato dal villaggio, ma c’è poco di tutto, per cui è possibile aiutare questi bambini affiancandosi al villaggio (quella che si chiama “cheferie”) discutendo caso per caso ogni bambino e nel suo complesso e nel suo contesto un intervento, un progetto che può innescare una spirale positiva, quello che si chiama “circolo virtuoso”. Non un semplice aiuto ma una collaborazione nel tempo con il villaggio. Lasciamo da parte la mentalità coloniale che tanti danni ha fatto in Africa. Questo tipo di intervento non sarebbe possibile in Italia, proprio perché ci sono (come detto) istituzioni a cui la legge conferisce l’onere e l’onore di occuparsi dei bambini.
Infine, noi siamo convinti che la condizione dell’Africa dipenda dalle scelte politiche del “primo mondo”, il mondo “civilizzato”. Intendiamoci: noi non ci sentiamo responsabili, e neppure vogliamo entrare nella polemica politica, questo lo lasciamo ad altri più attenti, bravi, esperti. A noi “basta” sapere che possiamo fare una piccola cosa in un piccolo villaggio e possiamo seguirlo, controllarlo, collaborare con loro a migliorare l’esistenza dei loro figli. Possiamo raccogliere le risorse di chi vuole collaborare e trasferirle INTEGRALMENTE in quel villaggio africano. Ecco tutto.
Ancora una cosa: di parole se ne fanno sempre troppe, rispetto a quello di cui c’è bisogno. Sarebbe ora che chi propone aiuto all’infanzia in Italia FACESSE qualcosa, una cosa qualsiasi, in favore dell’infanzia, senza parlare troppo, magari…

sabato 10 novembre 2007

Tempo libero


Il mio vicino lava la macchina. La lava praticamente tutti i giorni, la lustra, la smonta, la rimonta. Se proprio non la lava pulisce il garage e gli attrezzi che servono per pulirla. La sua macchina è uno splendore, abbaglia per tanto che luccica. Una mia vicina invece sta alla finestra. Tiene il conto di chi arriva, di chi va, di quando esce tizio, di quando rientra caio. Un’altra mia conoscente porta a spasso il cane. Lo nutre con scatolette pregiate, gli cura il pelo, gli parla con calma, gli spiega le cose, talvolta lo sgrida.
In questi comportamenti non c’è niente di strano. Ognuno del suo tempo libero fa quello che vuole. Il problema è che si tratta sempre di pensionati, gente che ha superato la sessantina, ma stanno bene in salute, almeno apparentemente, e si dedicano alla loro passione in maniera integrale, totale: hanno dimenticato il resto del mondo, si occupano di quello e a loro basta. O forse no, ma è tardi per capire se gli basta davvero.
Bisognerebbe sempre darsi dei limiti, non permettere a nulla, nella propria vita, di dilagare fino a diventare patologico. Uno finisce per non capire più quello che gli succede davvero intorno e si espone alla solitudine, alla depressione, al vuoto esistenziale.
Fare volontariato può essere una strada per uscire da una certa condizione. Non è detto che ci si debba occupare di Costa d’Avorio, anche la Croce Bianca va bene, anche la Caritas, anche un comitato di quartiere che si occupa di ripulire un ruscello, per dire. Però bisogna fare qualcosa per gli altri CON gli altri. Perché non è naturale che l’uomo si isoli e sia soddisfatto della solitudine, perché bisogna combattere contro il deserto, l’aridità che avanza, per non diventare dei vecchi soli.

venerdì 9 novembre 2007

brutte notizie


Sono notizie che vanno ancora confermate, ma sono brutte notizie. D’altra parte ci sono VIP che si sono recati in Africa a prendere un bambino, come si prende un casco di banane, una statuetta, una cartolina. Se l’hanno fatto loro (cantanti o atttici) possono farlo anche gli altri: basta pagare.
Lo scandalo sta nascendo ora: pare che una associazione non governativa operante in Centro Africa abbia “fornito” bambini a genitori in attesa di adozione, dietro pagamento di certe somme. Il grave è che questi bambini non erano orfani, non erano abbandonati, non erano neanche perseguitati politici o etnici. Magari erano in difficoltà, magari sono posti dove i bambini non possono essere completamente sani e felici, ma da qui a esportarli come fossero un prodotto commerciale ce ne passa…
Per ora un coordinamento tra Croce Rossa Internazionale e UNICEF e Commissariato ONU, ha permesso a 91 bambini di ritrovare i rispettivi genitori.
Sono notizie che non si vorrebbero leggere mai.
Per maggiori informazioni: http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=19608&Itemid=28

giovedì 8 novembre 2007

Vecchie scuole...


Ho avuto l’occasione di vedere un registro scolastico del comune di Dego del 1922. Ci sono i nomi dei bambini, dei genitori, l’occupazione dei genitori (tutti contadini). Poi c’è una parte dedicata al diario dell’insegnante, dove si potevano scrivere le impressioni personali della maestra, le difficoltà, le soddisfazioni. Il diario ci racconta ancora oggi della preoccupazione di quella giovane maestrina mandata ad insegnare fra i boschi, lontano dalla sua città, tra brava gente, ma un po’ rustica. La maestrina lamenta l’isolamento, il clima impietoso, le scomodità. Descrive brevemente quella povera società contadina, dice che ad ottobre nessuno si presenta a scuola perché ci sono le castagne da raccogliere, e queste hanno la precedenza su tutto. Ci sono bambini gravemente ammalati che non si sa come curare, ci sono bambini orfani che non hanno nulla e vivono grazie ai buoni vicini di casa, proprio a causa di queste condizioni difficili è per lei grande la soddisfazione di portare novità buone fra quella gente, e gli abitanti di quei boschi sono contenti tanto da farle visita, portarle fiori, farle coraggio durante il lungo inverno.
A me sembra che, più o meno, oggi in Costa d’Avorio non sia poi così diverso (fatto salvo il clima). Quello che facciamo oggi laggiù è un po’ come se lo facessimo ai nostri nonni qui. Sono cambiati i metodi (didattici) e i motivi (politici) che hanno portato a costruire una scuola, ma è sempre l’edificio scolastico da cui parte la rinascita, l’emancipazione, la vita.

mercoledì 7 novembre 2007

senza titolo...


Ci sono dei momenti in cui uno ha paura.
Paura di fare male, di non fare abbastanza, di non farlo bene come andrebbe fatto. Paura che qualcuno pensi male di ciò che si è fatto, paura di urtare la sensibilità di qualcuno, paura di irritare i benpensanti, quelli dalla faccia pulita e onesta. A volte si ha paura persino di perdere tempo o di far perdere tempo a qualcuno. Magari si ha paura di apparire immodesti, presuntuosi, superbi.
Non dico della vita privata di ognuno: dico della nostra associazione. Durante le riunioni il sentimento che più d’altri si manifesta è di sovente questo.
Sapete perché succede? Perchè le persone che hanno questi pensieri sono, spesso, persone bene educate, modeste, sobrie e misurate. Sanno che le azioni di ognuno possono anche diventare pesanti per altri, e si fanno scrupolo.
Penso che tra le molte cose che abbiamo ancora da imparare ci sia quella di non avere paura. Per fare quello che l’associazione sta facendo ci vuole una forte umanità, tutto compreso. La paura a volte serve: frena, ristabilisce distanze, modera. Altre volte (spesso) è un peso, un orpello, un ingombro.
Se nei fini dell’associazione c’è la realizzazione e la gestione di una scuola in Costa d’Avorio non c’è da aver paura: questi occhi meritano tutto il coraggio e la sfrontatezza del mondo.

lunedì 5 novembre 2007

Una lettera


Barbiana, 7 gennaio 1966

Cara Nadia

I poveri non hanno bisogno dei signori. I signori ai poveri possono dare una cosa sola: la lingua, cioè il mezzo di espressione. Lo sanno da sé i poveri cosa scrivere quando sapranno scrivere.
E allora se vuoi trovare Dio e i poveri bisogna fermarsi in un posto e smettere di leggere e studiare e occuparsi solo di far scuola ai ragazzi della età dell’obbligo e non un anno di più, oppure gli adulti, ma non una parola di più dell’eguaglianza…
Quando avrai perso la testa, come l’ho persa io, dietro poche decine di creature, troverai Dio come premio. Ti toccherà di trovarlo per forza, perché non si può far scuola senza una fede sicura. È una promessa del Signore contenuta nella parabola delle pecorelle…
“Quello che avete fatto a questi piccoli… ecc.”. È inutile che tu ti bachi il cervello alla ricerca di Dio o non di Dio. Ai partiti dagli soltanto il voto, ai poveri SCUOLA SUBITO PRIMA DI ESSER PRONTA, PRIMA D’ESSER MATURA, PRIMA D’ESSER FIDANZATA E SPOSATA, PRIMA D’ESSER CREDENTE. TI RITROVERAI CREDENTE SENZA NEMMENO ACCORGERTENE.
Un affettuoso saluto da me e dai ragazzi, tuo
Lorenzo Milani
“Lettere di don Lorenzo Milani”, Mondadori, 1970

domenica 4 novembre 2007

M'bonuà, Costa d'Avorio, ottobre 2007






Ecco ancora una foto che ci rende felici. Sono i bimbi adottati a distanza, gestiti dall’associazione “Luca è con noi”. Hanno lo zaino nuovo-nuovo e ci sembrano piuttosto contenti, se non altro sereni.
Questo è ciò che conta: non le parole, i propositi, i convegni. Conta quello che si fa, contano i fatti e questa foto rappresenta un fatto.

martedì 30 ottobre 2007

Riceviamo e pubblichiamo

Poesia Malawi di Jack Mapanje
Avevo fame e voi avete fondato un club a
scopo umanitario e avete discusso della mia
fame.
Ve ne ringrazio.
Ero in prigione e voi siete entrati furtivamente
in chiesa a pregare per la mia liberazione.
Ve ne ringrazio.
Ero nudo e voi avete esaminato seriamente
le conseguenze della mia nudità.
Ero ammalato e voi vi siete messi in
ginocchio a ringraziare il Signore di avervi
dato la salute.
Ero senza tetto e voi avete predicato
le risorse dell’amore di Dio.
Sembravate tanto religiosi e tanto
vicini a Dio.
Ma io ho ancora fame, sono ancora solo,
ammalato, prigioniero, senza tetto.
Non credo si possa aggiungere niente a queste parole...

lunedì 29 ottobre 2007

Si usava così...


Tra vicini di casa si è sempre usato così. Da noi, in campagna, si abitava in cascine isolate o in gruppi di case, in contrade, in frazioni. Quando uno usciva di casa e si metteva per strada tutti gli chiedevano: “Dove vai?” ma non per ficcanasare, o magari anche un po’… Ma senza malizia. Chi si metteva per strada, comunque, diceva agli altri: “Hai bisogno? Vado giù in bottega, ce l’hai il pane?”.
Tra vicini si vigilava gli uni sui figli degli altri come fossero i propri. Per cui uno i figli li liberava completamente e i bimbi potevano correre e saltare tra ruscelli e fossi, qualcuno che vedeva c’era sempre. Se a uno capitava una grana o una disgrazia, in qualche modo si partecipava: i bimbi non facevano chiasso, si parlava bassa voce, nessuno cantava o fischiava. Se poi quella famiglia aveva bisogno di un pezzo di pane, c’era qualcuno che glielo dava. Se c’era un carro impantanato si correva a reggere e spingere, fino a liberare il carro dal fango. Non parliamo poi di quando c’era un incendio: nessuno si tirava indietro.
Com’è come società, una società del genere? A me sembra buona, bella e sensata.
Oggi le distanze si sono assotigliate e con i mezzi di comunicazione possiamo parlare con (quasi) chiunque al mondo istantaneamente. Sono tutti nostri vicini. Se hanno bisogno, se un bambino ha bisogno di una “stupidaggine” qualunque, basta dire che ci sono 20.000 Km di mezzo per giustificare l’inattività?

domenica 28 ottobre 2007

Loris Malaguzzi


Sapete chi è Loris Malaguzzi? È un uomo nato a Correggio, in Emilia Romagna nel 1920. A partire dal primo dopoguerra inizia a lavorare con gli “asili del popolo” autogestiti. Nel 1980 costituisce il Gruppo Nazionale Nidi-Infanzia. Diceva che l’educazione deve essere ricerca altrimenti diventa la prestazione di un servizio, un soggiogare l’infanzia ad un messaggio prefabbricato. Vuol dire, in pratica, che l’educazione è un percorso, un cammino fatto di molti dubbi, in cui nessuno può dire di avere scoperto il metodo definitivo. Loris Malaguzzi muore nel 1994 poco dopo aver fondato “Reggio Children”, un centro che si occupa di formazione, di scambio culturale.
La notizia di oggi su “La Stampa” è che a Reggio sono arrivate le educatrici giapponesi per farsi spiegare come si costruisce una scuola materna. E non sono le uniche: vengono da 90 paesi per visitare le scuole lodate dal giornale americano “Newsweek”.

Magari, un domani, tutta questa gente andrà anche in Costa d’Avorio per vedere quanto sono belle le scuole materne costruite da ivoriani e italiani.

sabato 27 ottobre 2007


Nell’Ottocento (e anche per larga parte del Novecento) andava “di moda” l’elemosina. Soprattutto le famiglie per bene, le dame della buona borghesia si mettevano insieme e la sera, o il pomeriggio, fra trine e merletti, sospiravano per i poveri orfanelli, per le fanciulle senza dote, per i vecchi morenti diseredati. Sospiravano e raccoglievano un po’ di soldi, da dare, volta a volta e caso per caso, a chi, apparentemente, sembrava loro più bisognoso. Inoltre si aiutava soprattutto chi aveva una condotta morale più edificante, più giusta. Se un uomo o, ancor peggio, una donna, avevano bisogno ma possedevano una cattiva fama, allora era veramente dura ottenere un aiuto. Questo, si pensava, avrebbe dovuto spingere tutti i poveri e bisognosi a tenere una condotta morale allienata alla morale dell’epoca. In realtà chi era nella miseria (soprattutto a partire dalla rivoluzione industriale) spesso non aveva modo di seguire la morale dell’epoca, tutto compresi a sopravvivere tra malattie, fame e pidocchi.
Oggi abbiamo smesso di parlare di elemosina. Sappiamo che per aiutare gli altri bisogna fare qualcosa di più difficile e duraturo che dare qualche monetina. Ad esempio fare una scuola, edificarla, fornirla di quel che serve e mantenerla nel tempo. Ma soprattutto serve fare le cose INSIEME. Non deve mai essere un dono, un contributo arrivato da “sopra”, ma un frutto di un progetto di collaborazione. È chiaro che, ad esempio, in Costa d’Avorio non hanno molti mezzi, ma parteciperanno anche loro con le loro quote a costruire e gestire la scuola, secondo le loro disponibilità. E poi si impara a fare le cose fuori dalla morale. A meno che una persona non commetta dei veri e propri reati, la sua condotta di vita non deve riguardare nessuno oltre la sua stessa coscienza.
L’aiuto si dà gratis, a tutti, cercando solo la collaborazione, e senza fare domande…
“All’ombra dell’ultimo sole / s’era assopito un pescatore / che aveva un solco lungo il viso / come una specie di sorriso”

giovedì 25 ottobre 2007

Quello che conta davvero




Abbiamo fatto una bella festa, quest'estate. C'era tanta gente,hanno mangiato, bevuto e ballato, giocato e cavalcato. Hanno pagato volentieri sapendo che quei soldi finivano tutti in Africa. Abbiamo fatto i mercatini (e chi c'è, c'è...): banchetti colorati, ricchi, belli di maschere e statuine, portachiavi ed anelli. Anche qui la gente è venuta ha visto e comprato volentieri per lo stesso motivo. Poi abbiamo fatto dei bei depliants, con belle foto e le spiegazioni di tutte le attività e i progetti. Alla fine abbiamo anche fatto il blog, con le foto e gli articoletti, come questo.L'unico rischio è che tutto questo sia un fine e non un mezzo.




Quello che conta davvero, l'unica cosa che conta davvero è sapere che ad oggi a M'Bonuà e ad Akoupè, in Costa d'Avorio, ci sono dei bambini che possono andare a scuola con il loro grembiulino, coi loro libri, con le loro maestre, con almeno un pasto al giorno tutti i giorni. Questo è il fine, questo è quello che conta. Tutto il resto sono parole. Sono parole utili, importanti, servono eccome, ma non sono niente se poi dietro non c'è il sorriso di un bambino.Bisogna ricordarselo sempre.

mercoledì 24 ottobre 2007

ONLUS


Cosa vuol dire ONLUS?

Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale.

Si, ma cosa vuol dire?

Che è un insieme di persone che lavorano accomunate da uno statuto, e che il fine delle loro opere tende a produrre qualcosa di utile per la società.


E che strumenti si usano per fare qualcosa di utile?

Qualsiasi, ovvero quelli che servono volta a volta: una scuola, un ospedale, un medicinale, un conforto psicologico.


E come si finanziano le ONLUS?

Con il contributo di tutti quelli che hanno voglia di contribuire.


E' legale che una ONLUS abbia macchine, aerei, appartamenti? E che abbia dipendenti, rimborsi spese, cene di rappresentanza, schede carburanti?

Certo che è legale, è previsto e pacifico.


Ma allora che differenza c'è tra "Luca è con noi" e qualsiasi altra ONLUS?


"Luca è con noi" non ha dipendenti, non ha mezzi o immobili di proprietà. Ha solo la forza, la voglia e la buona volontà degli associati. E basta.


Bisognerà tornare sull'argomento, parlarne, capire meglio la differenza...

martedì 23 ottobre 2007

Sull'isola deserta


Durante un programma radiofonico la conduttrice ha chiesto agli ascoltatori di intevenire con una telefonata o un sms dicendo che cosa si porterebbero appresso se dovessero andare su un'isola deserta.
Ci sono stati gli interventi più disparati: libri, carta, computer, telefoni, TV, lettori DVD o mp3, impianti satellitari, radiofonici, lampadine, candele. Pochissimi hanno pensato più semplicemente ad un accendino, ad un set da pesca, a del disinfettante, antibiotici, antidolorifici. Magari un semplice coltello, una pistola lanciarazzi, una tenda, un filtro per l'acqua o anche dei semplici contenitori...
Non avere problemi materiali da risolvere ci porta a non considerarli come problemi: ce ne dimentichiamo, semplicemente. E' tanto lontana da noi l'idea che si possa essere, un giorno, senza una pentola in cui cucinare, senza il fuoco, senza una benda con cui fasciare una ferita, che non la prendiamo più in considerazione.
E se non è un problema per noi, perchè dovrebbe esserlo per qualcun'altro al mondo?
Dalle risposte date alla conduttrice mi pare di capire che quello che ci manca è la comunicazione, ovvero la capacità di dialogare con gli altri. Dialogare: cioè dire e ascoltare.

lunedì 22 ottobre 2007

Don Lorenzo Milani


"La scuola deve tendere tutto nell´attesa di quel giorno glorioso in cui lo scolaro migliore le dice: "Povera vecchia, non ti intendi più di nulla" e la scuola risponde con la rinuncia a conoscere i segreti del suo figliolo felice solo che il suo figliolo sia vivo e ribelle".


Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbianada




Può essere che qualcuno non lo conosca, può essere che qualcuno non lo senta appropriato a questo blog. Io penso che chi si occupa di scolarizzazione, soprattutto quando scuola significa anche emancipazione da una condizione di povertà, allora è indispensabile conoscere la vita e le opere di questo parroco, di questo insegnante, di questo fine pensatore del nostro tempo.La sua grandezza sta nelle azioni che ha fatto: ha costruito una scuola in un paesino disperso sull´Appennino, ha dato un modello e una dignità a dei fanciulli poveri e disorientati, mostrandogli una via possibile e degna, nel rispetto degli altri e soprattutto di sè stessi. Gli ha insegnato il debito rispetto delle leggi ma anche il diritto di discuterle e addirittura di contrastarle, se è il caso.Poi ci sono i libri, scritti da lui e dai suoi ragazzi ("Lettere ad una professoressa" o, prima ancora: "Esperienze pastorali").Occorre anche ricordare che tra lui e la Chiesa non è mai corso un ottimo rapporto.

domenica 21 ottobre 2007

Serve la poesia?


A cosa servono le poesie? Avranno una loro funzione, un loro senso. Nell’attesa che ognuno pensi (o proponga) una risposta ci permettiamo di trascrivere qui una poesia che, per quanto riguarda il senso proprio e l’utilità, è completamente inutile spiegare.
L’ha scritta Primo Levi e s’intitola “Canto dei morti invano”. Speriamo che se la leggano e tengano ben presente tutti i funzionari di ogni stato, i presidenti, i generali, i capitani d’industria e i finanzieri padroni di multinazionali.

Sedete e contrattate
A vostra voglia, vecchie volpi argentate.
Vi mureremo in un palazzo splendido
Con cibo, vino, buoni letti e buon fuoco
Purchè trattiate e contrattiate
Le vite dei nostri figli e le vostre.
Che tutta la sapienza del creato
Converga a benedire le vostre menti
E vi guidi nel labirinto.
Ma fuori al freddo vi aspetteremo noi,
L’esercito dei morti invano,
Noi della Marna e di Montecassino,
Di Treblinka, di Dresda e di Hiroshima:
E saranno con noi
I lebbrosi tracomatosi,
Gli scomparsi di Buenos Aires,
I morti in Cambogia e i morituri d’Etiopia,
I patteggiati di Praga,
Gli esangui di Calcutta,Gl’innocenti straziati a Bologna.
Guai a voi se uscite discordi:
Sarete stretti dal nostro abbraccio.
Siamo invincibili perché siamo i vinti.
Invulnerabili perché siamo già spenti:
Noi ridiamo dei vostri missili.
Sedete e contrattate
Finché la lingua vi si secchi:
Se dureranno il danno e la vergogna
Vi annegheremo nella nostra putredine.

14 gennaio 1985

sabato 20 ottobre 2007

Sono arrivate!


Anche questa foto non ha bisogno di commenti: sono arrivate le nuove sedie per la scuola di M'Bonuà, e sono piccine, colorate e carine. Le ha fatte per noi un consorzio ivoriano, un progetto di lavoro solidale.

Come tutti gli oggetti propri dell'infanzia hanno un che di delicato, gioioso e pieno di speranza.

giovedì 18 ottobre 2007

Son soddisfazioni...


Non c'è molto da scrivere, salvo un breve commento della foto.

M'Bonuà (C.d'I) ottobre 2007.

Si tratta di bambini che nel loro paese, con le loro famiglie, nell'ambiente nel quale sono nati e cresciuti, potranno andare a scuola grazie alla associazione "Luca è con noi" e grazie agli amici ivoriani che hanno collaborato e stanno collaborando per la realizzazione del progetto.


In questo gruppo ci sono 3 premi Nobel, 2 medici, 1 regista cinematografico, 3 insegnanti di storia e filosofia, 5 di matematica più alcuni non titolati ma sereni e felici...


Ci piace sognare un mondo così e ci piace fare qualcosa perchè non resti un sogno.

Savona: rassegna cinematografica sull'Africa


Faccio notare che sono pure a "ingresso libero".
Quelli che non lavorano solo di martedì si rassegnino da subito...

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L’Assessorato alla Cooperazione e alla Pace della Provincia di Savona e Nuovofilmstudio, in collaborazione con ANOLF-C.I.S.L., Progetto Sviluppo-C.G.I.L., Ce.Sa.Vo., Spes S.C.P.A., presentano:
Uno Sguardo all’Africa
Rassegna di cinema africano III edizione - A cura di Daniela Ricci

giovedì 8 novembre, ore 20.45
Barakat! (Ora basta!)
di Djamila Sahraoui
Algeria/Francia 2006, 90’
In un’Algeria ancora vittima del fanatismo integralista, due donne, Amel e Khadidja, partono alla ricerca del marito della donna più giovane rapito a causa dei suoi coraggiosi articoli. Il loro percorso, denso di pericoli e di scoperte, permetterà alle due amiche di conoscersi più a fondo, di accettare le rispettive differenze generazionali e di sentirsi solidali nella lotta contro ogni discriminazione e violenza.
Seguirà incontro con la regista Djamila Sahraoui - Ingresso libero

giovedì 15 novembre, ore 20.45
La noire de… (La nera di…)
di Sembène Ousmane
Senegal 1966, b/n 55’
Tratto da una novella dell'autore, il film narra la tragica vicenda di Diouana, una domestica senegalese a servizio presso una famiglia di cooperanti francesi. Trasferitasi ad Antibes per seguire i suoi padroni nel periodo delle vacanze, la giovane subisce un processo di alienazione inesorabile. Analfabeta e di umili origini, Diouana non ha alcuna possibilità di integrazione sociale. La solitudine e l'isolamento nella casa di "madame" diventeranno insopportabili.
Omaggio a Sembène Ousmane - Seguirà incontro con testimonianze di migranti a Savona - Ingresso libero

giovedì 22 novembre, ore 20.45
Taafe fanga (Il potere del “pagne”)
di Adama Drabo
Mali 1997, 100’
Vivace commedia che narra come un giorno le donne si impossessarono del potere e invertirono i ruoli nella società. La confusione dei generi fino al travestimento, lo stravolgimento di tutte le abitudini quotidiane danno vita a gag irresistibili.
Seguirà commento al film a cura di Daniela Ricci - Ingresso libero

giovedì 29 novembre, ore 20.45
Dal Kongo al Congo
di Masengo ma Mbongolo
spettacolo teatrale
Dal Kongo al Congo è uno spettacolo multimediale scritto, diretto ed interpretato da Masengo ma Mbongolo, artista del Congo Brazzaville con pluridecennale esperienza nel campo del teatro.
Narra la storia della migrazione dei popoli neri africani in generale e del popolo Kongo in particolare, a partire dall'antico Egitto fino ai nostri giorni. Attraverso questo percorso - la cui ricerca non si è soffermata ai soli libri di storia ma è andata a prendere informazioni anche dalle tradizioni orali africane - il pubblico sarà piacevolmente sorpreso di scoprire un nuovo mondo di informazioni e conoscenze. Lo stile è quello del Bunzonzi, ossia l'antica arte del parlare e del comunicare tipica di questa zona del centro Africa, accompagnata da immagini illustranti la storia narrata proiettate sullo sfondo, e - naturalmente - musica.
spettacolo teatrale di e con Masengo ma Mbongolo - Ingresso libero

mercoledì 17 ottobre 2007

Capire la differenza


Ci sono delle innegabili differenze tra i popoli, tra le etnie, tra chi abita zone diverse della nostra terra. Ad una prima occhiata c’è chi potrebbe presumere una certa superiorità di alcuni sopra altri, una vaga convinzione che chi vive, ad esempio, nella foresta sia più “arretrato” di chi vive in una città. Questo non sarebbe vero neppure se ci fossero dappertutto le stesse condizioni, gli stessi ambienti. Ancor meno lo è quando ci sono tante differenze tra i posti in cui questa gente vive.

Cerco di spiegarmi meglio: un ricercatore tra i boscimani potrebbe pensare di possedere cultura e civiltà: nel suo paese ci sono aerei e televisioni, telefoni, medicinali, trapani e forni a microonde. Tra i boscimani si va a piedi, si caccia con una lancia che il cacciatore si costruisce da sé, si cucina sul fuoco tra le pietre e non c’è elettricità.

Allora è interessante leggere quel che racconta Alberto Salza su “La Stampa” del 13 ottobre, pag. 41.
“Vivevo con i boscimani da un anno quando chiesi all’uomo più vecchio del gruppo di avere anch’io un ruolo nella comunità. Volevo cacciare, come facevano gli altri uomini, ma il vecchio rispose di no: “Tu puzzi e fai un sacco di chiasso con le scarpe, gli animali scappano”. Allora proposi di partecipare alla raccolta di vegetali spontanei con le donne. Altro rifiuto del vecchio: “Qui è pieno di piante velenose, le conosci tutte?”. Avrei potuto avere lo status e compiti del bambino? Nemmeno: non ero abile a cacciare i bruchi e le lucertole che integravano la dieta. Il vecchio rilanciò: potresti fare la bambina. Le bambine preparavano gli ornamenti per le cerimonie: fui ammesso a fare le perline”.

L’uomo bianco quasi inutile e incapace a vivere nella foresta…

martedì 16 ottobre 2007

Conoscersi, condividere, costruire


Quando l’Associazione si muove in pubblico, sia per un mercatino che per una semplice presentazione, ci tiene a portarsi appresso alcuni tabelloni su cui sono applicate delle fotografie. Queste rappresentano scene di vita quotidiana in Costa d’Avorio, ci sono alcuni volontari che lavorano, ci sono i bambini, ci sono le piante e i paesaggi di quel bellissimo posto.
Chi è stato in Africa cerca di spiegare, di illustrare con l’aiuto di questi tabelloni, cos’è e com’è fatto questo posto, che gente ci vive, quali le loro consuetudini. Si è cercato di fare una descrizione verosimile del territorio, non una cartolina per turisti: non c’è solo il bello e non c’è solo il brutto (quel poco). Ci sono bambini che sorridono, ci sono persone che lavorano alla costruzione della scuola (Plodiesi e Ivoriani insieme…), le piantagioni di banane, il legname pregiato, ma anche le povere case, la polvere, il bisogno stesso di pace che si legge in molti occhi.

Alla base della collaborazione c’è la condivisione, allora abbiamo pensato di fare un tabellone da portare nella scuola quasi finita, quella di M’Bonuà, con tante foto per spiegare per bene chi siamo, cosa facciamo, in che posti abitiamo. Ci saranno dei bei paesaggi del paese di Plodio e dei comuni della Val Bormida, i boschi e i bricchi. Ma anche le fabbriche, il traffico, gli scorci non proprio belli. Ci saranno i membri del direttivo mentre fanno il loro lavoro di ogni giorno: muratore, cuoca, contadino, operaio, parrucchiera, impiegata, allevatore. Quelli del direttivo che andranno a M’Bonuà potranno spiegare, con l’aiuto delle foto, chi siamo e come viviamo.

Condividere, come si condivide quello che si mangia, da persone civili: in Sardegna si dice: “Nel pane diviso si siede l’angelo”.

lunedì 15 ottobre 2007

Calizzano: missione compiuta!





Siamo stati a Calizzano e anche questa volta è andato tutto bene. Il banchetto era (come sempre) bellissimo e da poco approvvigionato con nuova mercanzia. Ci sono dei gattini di legno bellissimi, statue alte e basse, gufi “cacciasfiga”. Un buon successo lo registrano sempre i modellini in legno di Harley : delle piccole sculture.
Della festa in genere segnaliamo la quantità di bancarelle con ogni tipo di prodotto, soprattutto roba del posto, prodotti agricoli stagionali, come castagne, zucche, mele e aglio.
Poco lontano dalla piazza c’erano pure le evoluzioni degli “Overdrive” vigilati dagli ottimi Fabrizio e Hares.
Alla prossima volta! Dove? Ancora non sappiamo, forse a Toirano… Vi faremo sapere.

sabato 13 ottobre 2007

"Save the children"


Un amico mi fa: “Hai visto i vostri concorrenti di “Save the children?” Stanno facendo una campagna grandissima, hanno un sacco di progetti, sono più forti di voi!”
Gli ho detto che non siamo concorrenti: prima di tutto loro si occupano di scuole elementari e medie, noi di scuole materne. Ma poi, anche se fosse, seguiamo due sentieri diversi che portano nello stesso posto.

Se invece di dare un euro a “Luca è con noi” (e ricordiamo che tutti i soldi saranno investiti in progetti solidali in Costa d’Avorio a favore dell’infanzia) un nostro amico dà una certa cifra a “StC” o altra associazione che lavora per lo stesso fine noi non abbiamo nient’altro da dire che: “BRAVO!”.
Non esiste concorrenza, esiste al massimo collaborazione e diverso modo di operare.

“Luca è con noi” è una realtà piccola, che vuole restarlo, che vuole imparare ad aiutare. Siamo giovani, guardiamo le grandi organizzazioni con tutto il rispetto che meritano.

Noi facciamo delle cose alla nostra portata, che si possano seguire per bene, con calma, senza sprecare una briciola e facendo in modo che quella briciola renda tantissimo dal punto di vista umano.

Poi, ognuno scelga il sentiero che preferisce…

Ecco qui una parte del comunicato di “Save the children”:

Per rispondere alla sfida rappresentata da 39 milioni di minori che per colpa delle guerre non vedono riconosciuto il diritto all'istruzione Save the Children sta lavorando e continuerà a lavorare con enorme impegno su quattro fronti”, spiega Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia. “Operiamo sul campo assicurando scuola e istruzione di qualità e supportando i sistemi scolastici nazionali. Cerchiamo di rendere tutti - opinione pubblica, governi nazionali e istituzioni internazionali - più consapevoli del problema e delle possibili soluzioni. Stiamo mobilitando donatori istituzionali e privati. Stiamo lavorando con la comunità umanitaria per garantire che l'istruzione sia assicurata sin dalle fasi iniziali di qualunque emergenza”.Secondo il Rapporto “Riscriviamo il Futuro un anno dopo”, finora sono 3,4 milioni i bambini e le bambine che in oltre 20 paesi hanno ricevuto un'istruzione di qualità grazie a Save the Children. 590.000, in particolare, hanno potuto accedere e iscriversi alla scuola elementare.Formazione degli insegnanti, costruzione e ristrutturazione delle scuole, sviluppo dei programmi scolastici, creazione di spazi sicuri nei campi profughi e sfollati, corsi di apprendimento accelerato e di recupero, reinserimento dei bambini soldato. Inoltre, creazione di club di bambini e attività di educativa fra “pari” per stimolare la partecipazione e responsabilizzazione dei ragazzi, formazione dei presidi e dei quadri dirigenti per migliorare la gestione scolastica, monitoraggio dei bilanci statali affinché sia implementato, reso più trasparente e razionale il finanziamento pubblico dell'istruzione. Sono alcune delle principali attività realizzate e portate avanti da Save the Children nell'ambito di “Riscriviamo il Futuro”.

venerdì 12 ottobre 2007

A Calizzano!!




Tutti a Calizzano domenica!
C’è una bella manifestazione organizzata dal un club overdrive, come dire fuoristrada, per chi non se ne capisce. E c’è il banchetto con tutte le belle cose africane in vendita. Ci vediamo?
Io che scrivo ci sarò al pomeriggio, quindi, per tutti quelli che sono restii a lasciare un commento qui per dire se questo blog vi piace o meno, potete venire a Calizzano domenica (mattino o pomeriggio): si chiacchera un po’ di cose africane, dei progetti in corso e di quelli “in nuce”, si vende e si compra e, volendo, si critica aspramente l’autore del blog…

A presto, allora!
Ma venite, neh!

giovedì 11 ottobre 2007

Una malattia fuori moda...


Ci sono malattie che non ci riguardano più. Almeno noi pensiamo che non ci riguardino. Abbiamo paura di infettarci e ammalarci con cento patologie diverse ma alcune fanno parte del nostro passato. La TBC ad esempio, è roba che viene dal passato. C’è stato un momento in cui si vendevano certi francobolli che francobolli non erano, e che avrebbero dovuto servire per la lotta alla tubercolosi. Di memoria più antica ci sono i sanatori, in montagna magari, dove qualche nostro avo può essere stato confinato in attesa di guarigione o di morte. Poi le cure, gli antibiotici, le norme igieniche. Oramai non ci fa più paura la TBC. E abbiamo ragione: altre cose sono da temere per la nostra salute occidentale evoluta.
Ma in molti paesi la tubercolosi prosegue la sua opera: tra cui, Burkina Faso, Kenya, Madagascar, Mali, Mozambico, Niger, Nigeria, Costa d'Avorio, Togo, Uganda, Rwanda, Myanmar, Iraq, Mali, Tajiikistan, Bosnia-Erzegovina.
Il problema non è tanto la cura in sé: sono stati trovati rimedi che funzionano, non è un problema particolarmente grave. Il fatto è che in alcuni paesi è difficile seguire le cure per problemi oggettivi di ambiente, disponibilità dei farmaci, condizioni igieniche ambientali, precedenti malattie batteriche.
Finalmente è stato annunciato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) un accordo tra "Stop TB Partnership's Global Drug Facility" e "UNITAID", che intendono collaborare insieme per fornire farmaci antitubercolotici a diciannove tra i paesi paesi più poveri del mondo. Non si tratta solo di dare una pastiglia ma di seguire il decorso della malattia (che di sovente non si manifesta neppure in maniera evidente) facendo in modo che l’ammalato abbia accesso alle cure del caso con continuità, fino alla (auspicata) guarigione. Global Drug Facility fornirà oltre ai farmaci anche assistenza tecnica, mentre UNITAID destinerà all'iniziativa 26.8 milioni di dollari per il 2007 e tutto il 2008.
La condizione disagiata è, tutto sommato, la causa principale della diffusione di malattie come la TBC, problemi sanitari che da noi forse occuperebbero pochi minuti del tempo di qualunque medico e si risolverebbero presto e bene. In genere si tratta di malattie che si diffondono a causa di cattive condizioni igieniche (da collegare con la mancanza d’acqua) e la non disponibilità di medici e medicine per fare diagnosi precoci e interventi mirati fin dall’inizio della malattia.
Insomma: la TBC, l’erisipela o altre malattie batteriche che possono essere gravi saranno sconfitte semplicemente migliorando la qualità della vita delle persone.

mercoledì 10 ottobre 2007

Apprendiamo dal Notiziario SMA



Il 30 luglio a Bouakè, al termine del suo discorso alla folla, il primo ministro Guillame Soro ha chiesto a tutti i presenti di alzarsi in piedi e pregare per un minuto in silenzio, ognuno nella propria religione, a favore della pace. “Siamo ad un punto di non ritorno” ha detto Soro, “Non faremo altro che la pace”.
La cerimonia, dopo il discorso del presidente Laurent Gbagbo, è proseguita con la “Fiamma della pace”, un immenso rogo alimentato con ben 2000 armi.

Speriamo di vedere identici roghi sparsi per tutto il mondo, roghi ove le armi brucino fino a diventare nient’altro che cenere, cenere da spargere nei campi coltivati.

martedì 9 ottobre 2007

(in ritardo) la Festa del Mulino


Foto: festa del Mulino nel 1954




Per la festa della Madonna del Deserto, a Giusvalla, la prima domenica di settembre, si fa festa. In località Mulino c’è una chiesetta minuta, una cappelletta. Dentro c’è una statua forse troppo grande, comperata nel 1911 e messa là, nella chiesetta appena costruita, da Carlo Marenco, uomo pio e barbuto, il quale sciolse così un voto fatto alla Madonna: se suo figlio, ferito ad una gamba da una lamiera affilata, non avesse dovuto patire l’amputazione dell’ arto e fosse guarito, lui avrebbe costruito la chiesa e la statua, ed avrebbe legato sé e tutti i suoi discendeti a mantenerla solo per il culto e in decente stato.
Sono passati ormai 96 anni. I discendenti di Carlo ci tengono a fare una piccola festa. La gente delle case vicine viene e partecipa come può. Dopo la messa, nel pomeriggio, si mangia un po’ di torta, due frittelle, un bicchiere di vino. Ogni anno si ragranella qualcosa. Tolte le spese per il lavori di manutenzione si decide dove destinare le offerte raccolte. Quest’anno il comitato dei festeggiamenti ha deciso di versare una parte delle offerte proprio a “Luca è con noi”. Quella domenica la gente ha guardato con interesse le fotografie della scuola di Akoupè, qualcuno si è preso un volantino, un pieghevole per saperne di più. Altri hanno offerto qualcosa con una motivazione in più.
Il comitato ha versato alla nostra associazione 500 euro, che finiranno, come tutti i soldi che ci arrivano, per azioni concrete in Costa d’Avorio. I discendenti di Carlo dicono che l’avo pio e barbuto approverebbe senz’altro.

lunedì 8 ottobre 2007

"Vendere" bambini


Carla lo dice per scherzo. Lei è tra i fondatori del gruppo, ha già “venduto” tantissimi bambini. Eppure sorride come se fosse la prima volta. “Ma che contenta che sono: ho venduto un bambino. Ma come mi piace vendere i bambini”. C'è chi l’ha messa in guardia: “Guarda che se qualcuno non capisce ti mettono dentro!” e abbiamo riso insieme della cosa.
Perché “adottare un bambino a distanza” è una frase lunga e complessa e fa magari un po’ paura. “Vendere un bambino” è semplice, un po’ buffo e attira molto l’attenzione.
Ma poi, cosa s’ignifica esattamente? Com’è che funziona? Semplice: c’è un album, nel quale sono conservate attentamente un certo numero di schede. Ogni scheda corrisponde a un bambino segnalato dal nostro collaboratore ivoriano. Chi vuole adottare sfoglia l’album e decide per una faccia, un nome, un connotato che per qualche motivo (o anche nessun motivo) lo colpisce, lo incuriosisce. Alcuni scelgono alla cieca: “Questo!” e fin che non hanno la scheda per le mani non vogliono sapere nulla. Altri, li ho visti io all’attenta ricerca, sfogliano e sfogliano, ogni tanto si scambiano qualche parola sottovoce, a volte sorridono inteneriti. Una coppia in particolare, dopo aver a lungo cercato, si è fermata su una bimba non proprio graziosa, un certo sguardo un po’ sfiduciato, il corpo magro, dimesso. “Vogliamo questa!” Bene, benissimo, non c’è problema. Ma perché volete proprio questa? Gli abbiamo chiesto, e loro: “Perché non è bella come le altre e ha sicuramente un bisogno ancora di più di qualcuno che le dia una mano”.
Abbiamo pensato sorridendo: “Che bello vendere bambini..:”