lunedì 8 ottobre 2007

"Vendere" bambini


Carla lo dice per scherzo. Lei è tra i fondatori del gruppo, ha già “venduto” tantissimi bambini. Eppure sorride come se fosse la prima volta. “Ma che contenta che sono: ho venduto un bambino. Ma come mi piace vendere i bambini”. C'è chi l’ha messa in guardia: “Guarda che se qualcuno non capisce ti mettono dentro!” e abbiamo riso insieme della cosa.
Perché “adottare un bambino a distanza” è una frase lunga e complessa e fa magari un po’ paura. “Vendere un bambino” è semplice, un po’ buffo e attira molto l’attenzione.
Ma poi, cosa s’ignifica esattamente? Com’è che funziona? Semplice: c’è un album, nel quale sono conservate attentamente un certo numero di schede. Ogni scheda corrisponde a un bambino segnalato dal nostro collaboratore ivoriano. Chi vuole adottare sfoglia l’album e decide per una faccia, un nome, un connotato che per qualche motivo (o anche nessun motivo) lo colpisce, lo incuriosisce. Alcuni scelgono alla cieca: “Questo!” e fin che non hanno la scheda per le mani non vogliono sapere nulla. Altri, li ho visti io all’attenta ricerca, sfogliano e sfogliano, ogni tanto si scambiano qualche parola sottovoce, a volte sorridono inteneriti. Una coppia in particolare, dopo aver a lungo cercato, si è fermata su una bimba non proprio graziosa, un certo sguardo un po’ sfiduciato, il corpo magro, dimesso. “Vogliamo questa!” Bene, benissimo, non c’è problema. Ma perché volete proprio questa? Gli abbiamo chiesto, e loro: “Perché non è bella come le altre e ha sicuramente un bisogno ancora di più di qualcuno che le dia una mano”.
Abbiamo pensato sorridendo: “Che bello vendere bambini..:”

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