Il 30 luglio a Bouakè, al termine del suo discorso alla folla, il primo ministro Guillame Soro ha chiesto a tutti i presenti di alzarsi in piedi e pregare per un minuto in silenzio, ognuno nella propria religione, a favore della pace. “Siamo ad un punto di non ritorno” ha detto Soro, “Non faremo altro che la pace”.
La cerimonia, dopo il discorso del presidente Laurent Gbagbo, è proseguita con la “Fiamma della pace”, un immenso rogo alimentato con ben 2000 armi.
Speriamo di vedere identici roghi sparsi per tutto il mondo, roghi ove le armi brucino fino a diventare nient’altro che cenere, cenere da spargere nei campi coltivati.
3 commenti:
Gli africani spesso fanno roghi e promesse di pace, per poi finire di nuovo in qualche guerriglia o pulizia etnica o altro di peggio.
E' giusto aiutarli ma tanto non cambia niente.
Se non cambiasse davvero mai niente sarebbe anche inutile aiutarli.
Non è vero che non cambia niente. E'vero che ci sono sempre nuovi problemi da risolvere, e vecchi problemi su cui continuare a lavorare.
Agli uomini di buona volontà è promesso il regno dei cieli, ma guai a farsi bastare "solo" la buona volontà...
anche noi bianchi facciamo promesse di pace e poi per portare pace facciamo la guerra e credo anche che se noi uomini civili non sfruttassimo le loro ricchezze, ma li aiutassimo a capire come utilizzarle per rendere loro stessi autosufficenti sarebbero sicuramente piu' felici e meno guerriglieri tra di loro.
Posta un commento