Sta scritto: “Vive
veramente chi è utile all’umanità e sa usare sé stesso; mentre coloro che stanno appartati e nell’inerzia, fanno della loro casa una tomba. Sulla soglia, al posto del nome, si potrebbe scrivere, come un’epigrafe sul marmo: sono già morti prima di morire”*.
Chi ha scritto questa sentenza si riferiva probabilmente soprattuto all’impegno civile e politico che è il tessuto stesso del governo di uno stato, di un regno, di un consorzio umano.
Fino a tutti gli anni ottanta non c’era altro impegno “utile all’umanità” che non fosse quello politico, al di là dell’orientamento o della formazione. Nel giro di pochi anni le cose sono cambiate, pochissimi vogliono ancora fare la rivoluzione, ancora meno (fortunatamente) si preparano con le armi a resistere alla rivoluzione. Esistono i partiti ma non hanno più quella partecipazione, quel sentimento che hanno caratterizzato un epoca lunga quasi quanto il secolo XX.
Non c’è più altro da fare? Anzi: c’è tutto da fare, si è scoperto che il mondo è grande e complesso, e che, mentre i “politici” discutono, ingiungono, s’indignano, legiferano, si può fare un qualcosa di semplice e materiale per essere “utile all’umanità”: magari una scuola materna in un villaggio lontano. Perché, tra l’altro, chi si occupa di solidarietà internazionale è così distratto dal fine che non si accorge dei confini nazionali, del colore della pelle, della lingua, dello stato patrimoniale.
Chi ha scritto questa sentenza si riferiva probabilmente soprattuto all’impegno civile e politico che è il tessuto stesso del governo di uno stato, di un regno, di un consorzio umano.
Fino a tutti gli anni ottanta non c’era altro impegno “utile all’umanità” che non fosse quello politico, al di là dell’orientamento o della formazione. Nel giro di pochi anni le cose sono cambiate, pochissimi vogliono ancora fare la rivoluzione, ancora meno (fortunatamente) si preparano con le armi a resistere alla rivoluzione. Esistono i partiti ma non hanno più quella partecipazione, quel sentimento che hanno caratterizzato un epoca lunga quasi quanto il secolo XX.
Non c’è più altro da fare? Anzi: c’è tutto da fare, si è scoperto che il mondo è grande e complesso, e che, mentre i “politici” discutono, ingiungono, s’indignano, legiferano, si può fare un qualcosa di semplice e materiale per essere “utile all’umanità”: magari una scuola materna in un villaggio lontano. Perché, tra l’altro, chi si occupa di solidarietà internazionale è così distratto dal fine che non si accorge dei confini nazionali, del colore della pelle, della lingua, dello stato patrimoniale.
* Seneca, Epist. LX, 4
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