sabato 6 ottobre 2007

Sta scritto


Sta scritto: “Vive
veramente chi è utile all’umanità e sa usare sé stesso; mentre coloro che stanno appartati e nell’inerzia, fanno della loro casa una tomba. Sulla soglia, al posto del nome, si potrebbe scrivere, come un’epigrafe sul marmo: sono già morti prima di morire”*.

Chi ha scritto questa sentenza si riferiva probabilmente soprattuto all’impegno civile e politico che è il tessuto stesso del governo di uno stato, di un regno, di un consorzio umano.
Fino a tutti gli anni ottanta non c’era altro impegno “utile all’umanità” che non fosse quello politico, al di là dell’orientamento o della formazione. Nel giro di pochi anni le cose sono cambiate, pochissimi vogliono ancora fare la rivoluzione, ancora meno (fortunatamente) si preparano con le armi a resistere alla rivoluzione. Esistono i partiti ma non hanno più quella partecipazione, quel sentimento che hanno caratterizzato un epoca lunga quasi quanto il secolo XX.

Non c’è più altro da fare? Anzi: c’è tutto da fare, si è scoperto che il mondo è grande e complesso, e che, mentre i “politici” discutono, ingiungono, s’indignano, legiferano, si può fare un qualcosa di semplice e materiale per essere “utile all’umanità”: magari una scuola materna in un villaggio lontano. Perché, tra l’altro, chi si occupa di solidarietà internazionale è così distratto dal fine che non si accorge dei confini nazionali, del colore della pelle, della lingua, dello stato patrimoniale.


* Seneca, Epist. LX, 4

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